martedì 6 luglio 2010

Revisione del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Agricolo Sud Milano


Passate le tornate elettorali di Provincia e Regione e la relativa pausa (chissà perché in campagna elettorale nessuno lo attacca...) si ricomincia con la solita pressione sul territorio del Parco Agricolo Sud Milano. Nei prossimi giorni infatti il Consiglio Direttivo del Parco Agricolo Sud Milano tornerà a discutere di una nuova proposta di modifica del Piano Territoriale di Coordinamento del parco, una sorta di Piano di Governo di un territorio di circa 47.000 ettari distribuiti su 61 Comuni della Provincia di Milano.

Non è una novità. Già la passata Amministrazione provinciale di centrosinistra aveva dapprima avviato una quantomeno "bizzarra" procedura per la revisione dei confini per poi passare, dopo la inevitabile e dura bocciatura della Regione Lombardia, alla proposta di modifica del Piano Territoriale (abbandonata all'avvicinarsi della campagna elettorale della primavera 2009). L'obiettivo era sempre lo stesso: permettere di costruire in aree oggi ancora ricomprese nei confini del parco. E questa delibera non fa che riprendere e proseguire lo stesso percorso avviato dalla precedente Amministrazione. Insomma, nulla di nuovo. Pare proprio che su questo tema centrosinistra e centrodestra siano proprio d'accordo sulle necessità di subordinare le finalità del parco alle esigenze abitative, industriali e commerciali. Una impressionante fame di territori che questo parco ha fermato e che si sta ora cercando di superare. Una bulimia che appare più evidente per il fatto che il PTC del Parco ed i suoi confini hanno solo dieci anni (e non venti come erroneamente riportato nella bozza di delibera), e che già scontano ampiamente le esigenze di sviluppo dei Comuni con l'esclusione dal perimentro di vaste aree da urbanizzare, molte delle quali ancora oggi "libere". Nonostante questo, le prime richieste di modifiche ai confini del Parco vengono presentate addirittura pochi giorni dopo la sua approvazione.

In tutto questo clima, a farne le spese sono i cittadini del Parco che si vedono privati della possibilità di fruirne pienamente secondo gli obiettivi per cui era stato pensato più di trent'anni fa, una idea che ancora oggi viene copiata a livello europeo (l'ultima in ordine di tempo la Provincia dell'Olanda del Sud, prima, tra le altre, Barcellona), mentre sicuramente non ne viene presa ad esempio la gestione che sta rischiando seriamente di far naufragare questa esperienza.

Ma la priorità assoluta della gestione del Parco è di rivedere i propri confini? Non esistono altri obiettivi da perseguire? Magari proprio quelli esplicitati dalla sua legge istitutiva? Sì, proprio quelli che la Regione Lombardia ricordò alla passata Amministrazione nel momento di bocciarne i criteri di revisione dei confini (criteri che, tra le altre cose, mettevano in vendita i territori del parco, ma su questo ci torneremo).

Nel frattempo, mentre si cerca in ogni modo di rendere edificabili le aree del parco, tutto il resto rimane fermo. In particolare non si portano avanti quegli strumenti che possono far vivere il parco, permettendone una maggiore e più sistematica fruizione. Ci riferiamo a quei Piani di Settore, espressamente previsti dalla normativa e mai realizzati, in particolare i piani del "sistema dei percorsi del parco", di "salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico monumentale", quello fondamentale della "fruizione" e dei "navigli e canali". A parte qualche sporadica iniziativa, più di immagine che di sostanza, non abbiamo mai assisitito ad un approccio serio al tema: gli studi di settore sono stati più volte avviati (ed i diversi consulenti sempre lautamente pagati...) ma mai terminati e mai approvati dal Consiglio Direttivo e dal Consiglio Provinciale.

Rispetto al passato non possiamo però non ricordare come alcuni rappresentanti dell'attuale maggioranza si siano a suo tempo espressi in modo assolutamente negativo nei confronti dell'Amministrazione Penati e della sua intenzione di modificare il PTC del Parco, sia nel corso dell'Assemblea dei Sindaci tenutasi a Rozzano nel dicembre 2008, sia successivamente con interventi in Consiglio Provinciale. Ora alcuni di quegli Amministratori sono in maggiornaza e sono anche presenti nel Consiglio Direttivo del parco. La speranza è che la loro posizione, nel loro ruolo, non sia cambiata e puntino sempre alla difesa e alla valorizzazione del Parco.

Non si può quindi che considerare inopportuna la scelta di questa Amministrazione di avviare la modifica del Piano Territoriale di Coordinamento.

Non si può che chiedere che si ritiri una delibera che accanto a tante imprecisioni e alle tante, solite e scontate dichiarazioni di principio nascondono un solo obiettivo: urbanizzare aree oggi protette dal parco (escludendole dal parco o modificandone la categoria territoriale in modo da renderli edificabili).

La vera sfida è avviare veramente (magari senza i soliti consulenti...) la redazione di quegli strumenti necessari per accrescere la fruizione compatibile con gli obiettivi del parco e valorizzare il territorio e la sua agricoltura. Partire dalla revisione dei confini è l'ammissione di volere ancora una volta sottomettere gli obiettivi del Parco a quelli dei soliti noti e rimanere ancorati a quella visione miope di parco come mera riserva di aree edificabili a cui ricorrere per ogni esigenza di cassa.


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